Capitolo X - Riassunto

Quando Gertrude, cinicamente sottoposta ad un'autentica tortura psicologica, avverte che per lei non c'è posto nella sua casa ed esprime in termini poco chiari il proposito di tornare in convento) la cosa è accolta con grande entusiasmo dalla famiglia. Con estrema rapidità si sfrutta il momento. Portata in convento fa domanda di essere definitivamente accolta nel monastero. C'è una prova da superare: Gertrude deve sostenere un esame con il padre guardiano che deve stabilire che la decisione è autenticamente

Capitolo IX - Riassunto

I tre fuggitivi approdano sulla sponda del lago opposta a Pescarenico e si accomiatano dal barcaiolo che li aveva trasportati.
Guidati poi da un barocciaio, i tre giungono fino a Monza su di un carro. Qui possono riposarsi e rifocillarsi in una locanda. Dopo un breve pasto Renzo dà l'addio alle due donne. Sempre sotto la guida del barocciaio, le due donne si recano prima al convento dei cappucini e poi, accompagnate dal padre guardiano, al monastero di monache nel quale sperano di trovare ospitalità. Il frate chiede per loro la protezione di Gertrude, una suora di nobile e potente

Il Padre Provinciale - Descrizione

Il Donadoni a proposito del padre provinciale dice: "Della morale cristiana il padre non pensa più altamente del dottor Azzeccagarbugli". E' il superiore nel pieno esercizio della sua funzione moderatrice, della sua autorità e null'altro; lo si deve osservare soltanto nella sua dignità di diplomatico, più o meno abile nel destreggiarsi tra i giochi dell'equivoco. Non è da negare che altri padri provinciali in siffatte circostanze avrebbero agito o agirerebbero come il nostro; la prudenza umana, quella che il mondo chiama tatto, vuole così, e permette che nei contatti sociali il più forte imponga la propria volontà con la minaccia di contrasti pericolosi a tutto il danno della giustizia. Allorché il conte zio con calcolo esagerato e ipocrisia farisaica muove le prime accuse a padre Cristoforo, il provinciale difende il suo inferiore, ma è una difesa burocratica, senza calore umano; quando dall'accusa generica il conte passa all'accusa specifica, il padre disarma sempre più, si fa sempre più prudente, pur consapevole e dell'innocenza di fra Cristoforo e della giusta causa per cui si batte. Il superiore, sopraffatto da vaghe minacce del suo interlocutore, esce vinto e copre la ritirata meglio che può, affermando che anche senza questo motivo, già pensava a fra Cristoforo per inviarlo a Rimini. Gli uomini fanno i tempi, quando gli uomini sono coscienze; i tempi formano gli uomini allorché questi sono vittime della loro prudenza puramente umana! Il Manzoni si compiace di contrapporre ad una personalità morale ambigua, un'altra personalità non meno ambigua; l'una vale l'altra, sicché non sono due podestà, ma due debolezze. A noi sembra che chi esce menomato dalla scena sia proprio il padre provinciale. E' un'ironia per contrasto che balza tanto più evidente, quanto meno interessato artisticamente appare l'autore; e il contrasto è tra la futilità dell'argomento e la solennità complessa e artificiosa delle arti diplomatiche.

Gertrude (La Monaca di Monza) - Descrizione

Vittima dell'iniqua legge del maggiorasco, costretta, suo malgrado, a farsi monaca, il Manzoni studia la psicologia di un'anima fiacca, abulica, inerte, che si lascia circuire dalla turpe opera di seduzione dei genitori, specie del padre, del principino, di monache, che dimentiche del proprio dovere e del rispetto alla personalità, sono tutti presi dall'interesse di sacrificare la poverina al loro egoismo cieco e brutale. "La storia di Gertrude ha la terribilità di una tragedia, che fa meditare e fremere, scrive il Nicoletti. Le pagine che l'autore le ha dedicato sono le più potenti del romanzo; sembrano lunghe e sono sobrie, sembrano indugiare nell'analisi più minuziosa, e sono la sintesi insuperabile di una vita complessa e dei costumi di un secolo". Gertrude nata per amare, per la vita libera da ogni costrizione, bella e ricca, accetta fatalmente un destino aborrito e diventa suora, né sa trovare nella religione la forza per resistere alle tentazioni, e si ribella al giogo cui si è sottoposta per mancanza di volontà. Da qui l'intrigo amoroso con il triste Egidio; la catena dei peccati la stringe sempre più: menzogna, odio, delitto. Convinta del proprio diritto di creatura privilegiata, riesce a sottrarsi ai doveri e alle consuetudini della vita monastica, a farsi notare per il suo spirito mondano, possiede un appartamento tutto suo, viveseparata dalla comunità, è la signora, non suor Gertrude, e così viene travolta da un turpe amore, da una passione violenta che la trascina nel fango, senza possibilità né di ribellione, né di pentimento. E di colpa in colpa, di delitto in delitto, non può resistere al comando di Egidio, e consegna Lucia ai manigoldi che la rapiscono. Il personaggio storico Marianna de Leyva, figlia di Virginia Marini e del principe Martino de Leyva, feudatario di Monza, fu oggetto di parecchi studi anche recentissimi, che narrano tutta la tragedia dell'infelice, il processo e l'espiazione de' suoi peccati. Naturalmente il Manzoni che lesse gli atti processuali a carico di suor Virginia Maria de Leyva, riassume la parte più pericolosa della storia della signora di Monza ne I Promessi Sposi con due parole: La sventurata rispose: uno dei più potenti e pietosi scorci della narrativa italiana.

Federigo Borromeo - Descrizione


Il Cardinale Federigo Borromeo è un personaggio storico molto importante che Alessandro Manzoni ha inserito nel suo Romanzo con tutto il suo carico e la sua elevatura etica e morale.

Stiamo parlando di un esponente della nota casata dei Borromeo: il cardinale fu investito dell’importante carica nel 1587 da Papa Sisto V.
Al momento del suo ingresso nella vicenda, Federigo è già abbastanza avanti con l’età: è un uomo mauro che ha dedicato la propria vita a Dio e a far del bene al prossimo perché, sin da giovane, aveva sempre sentito il dovere morale di rendersi utile agli altri. La descrizione fisica che Manzoni ci ha reso si limita a sottolinearne la vecchiezza, legata ad una evidente canizie e ai segni della fatica che gli rigano il volto.
Ma, naturalmente, quello che più interessa sottolineare all’autore è la caratura morale e il carattere forte del personaggio.


La sua decisione di rendersi utile a favore del prossimo lo aveva condotto a vestire gli abiti religiosi e ad occuparsi sempre e costantemente di tutti gli oneri e i doveri che quella scelta poteva comportare: ma ciò che lo distingueva da qualsiasi altro uomo di Chiesa era la grande generosità e la bontà d’animo che si manifestava puntualmente in tutte le occasioni in cui l’uomo aveva a che fare soprattutto con le persone più umili.
Forse il momento più toccante dell’intera partecipazione del personaggio agli accadimenti della storia dei promessi sposi è quello che interessa l’incontro con l’Innominato.
Al cospetto di un uomo di siffatto carattere, di fama tanto negativa, di modi e di usanze così criminali, il cardinale appare felice e non preoccupato o intimorito. E proprio questa gioia è la principale testimonianza del modo di essere di quest’uomo.
Federigo percepisce la vergogna stampata sul volto dell’ospite, così evita di porlo in una situazione di spiacevole malessere: non si erge a giudice, ma cerca di raddolcirlo e di consolarlo tentando di parlargli direttamente al cuore. Cosi nel dialogo con l’Innominato Federigo Borromeo arriva ad incarnare proprio il buon pastore che, lasciate le novantanove pecorelle, parte alla ricerca dell’unica rimasta sperduta.
Altro momento fondamentale che ci permette di capire l’importanza del personaggio non solo nella vicenda, ma anche a livello storico, è poi il grave discorso tenuto con Don Abbondio.
Ci troviamo a casa del curato in presenza del cardinale che, informato da Agnese e Lucia, sente l’ardente bisogno di avere una spiegazione sulla ragione del mancato matrimonio dei due giovani.


Naturalmete ricordiamo anche lo stato di annichilimento e di assoluta prostrazione raggiunta dal curato ormai consapevole del torto e dell’errore commesso. Ebbene, anche in questa occasione il cardinale non gioca il ruolo di chi accusa e giudica il prossimo dall’alto della sua posizione. Al contrario, l’uomo saprà ancora una volta, trovare parole di conforto e fuggire dalla posizione dell’inquisitore. Ma ciò che stupisce maggiormente è che lo struggersi di Abbondio, il tentare di difendersi ad ogni costo mostrando ogni sua debolezza, sembra quasi annientare lo stesso Federigo che sente su se stesso la sconfitta subita dal proprio interlocutore.
Inoltre cerca di scuotere il curato, di fargli comprendere l’errore e di allontanare da lui l’egoismo che soffoca il suo cuore.


Ma è certamente da sottolineare anche l’impegno che l’uomo mette in campo per alleviare le pene della povera gente. Ricordiamo l’aiuto dato alla stessa Lucia in cammino dal castello dell’Innominato verso cui fa mandare la moglie del sarto del villaggio, ma ricordiamo anche la sua presenza costante durante il momento difficilissimo dell’epidamia di peste.
Federigo non aveva mai lasciato la città e mai deciso di abbandonare la popolazione, soprattutto in quel momento di assoluta crisi. Chiuso per precauzione nel palazzo in cui viveva aveva continuato ad organizzare tutti gli auiti e la macchina dei soccorsi sulla base delle facoltà che la sua posizione gli metteva a disposizione.