Mentre lasciamo che il Manzoni ci racconti come il giovane Lodovico
diventa padre Cristoforo, può essere interessante soffermarsi su certe
considerazioni del nostro autore, che davanti ai drammi di coscienza,
coinvolgendosi pienamente con la storia dei personaggi, ricorda tutta la
serietà della vita. Ma sono diversi i metodi con cui si accosta alle
vicende dei suoi personaggi: è stato detto infatti che il metodo della
conoscenza è imposto dall'oggetto.
Il primo - e ne abbiamo già
accennato - è la sana ironia, così abituale in Manzoni, che è segno di
accoglienza ed abbraccio della fragilità umana in una com-passione che
ricorda che siamo tutto fratelli.
La vita è però una cosa seria e ci
sono dei momenti in cui bisogna affrontarla senza disperarsi, ma
guardando in faccia alla realtà per quello che è, e non per quello che
noi vorremmo che fosse: sono i momenti dell'azione o del tentativo di
affrontare la situazione in modo positivo; e sono i momenti che vedono i
protagonisti del romanzo misurarsi dignitosamente con forze
apparentemente più potenti. In tale contesto Manzoni si limita a
descrivere i fatti rispettando la serietà dell'impegno consapevole del
personaggio: e questo è il secondo metodo, imposto dall'oggetto.
Quando
poi si tratta di affrontare la malvagità pura e fine a se stessa,
Manzoni , senza voler dare alcun giudizio morale, si limita a guardare
dolorosamente e descrivere fedelmente quello di cui è capace l'animo
umano, che non obbedisce ad altri che a se stesso.
Tornando
all'ironia, constatiamo che è privilegiata dall'autore come metodo di
affronto di tutte le umane fragilità, cioè in quelle situazioni in cui
il personaggio è in balia di avvenimenti che non riesce a controllare o
non riesce ad investire di un giudizio consapevole.
E in questa
linea si pone tutta la vicenda del padre di Lodovico. A proposito di
questo, la prima reazione divertita che viene spontanea e immediata
anche al lettore più inesperto è relativa a tutta la circospezione da
lui creata circa le proprie origini di mercante. Ma sarebbe interessante
chiedersi il perché di tanto dramma rispetto ad un passato ritenuto
disonorevole.
Già: perché vergognarsi del proprio passato? Perché è così difficile riconciliarsi anche con la propria storia di errori?
Credo
che la risposta sia proprio la concreta mancanza di un padre e la
incapacità di trovare una reale consistenza al proprio esistere. Perché
una figura paterna è quella che ci aiuta a capire il senso vero della
nostra vita e della realtà; e proprio per questo aiuta a non considerare
nessuna circostanza, anche apparentemente negativa, come nemica.
Ma
se non esiste una visione esauriente della realtà e del suo significato
si è inevitabilmente preda delle mode e delle convenzioni sociali del
tempo e dello spazio in cui viviamo: così capita appunto al padre di
Lodovico.
Anche il giovane Lodovico vive il dramma del padre,
ma in modo molto più profondo. Vi è un'inquietudine esistenziale, che
nasce dolorosamente da un cuore che vorrebbe esprimersi nel tentativo
maldestro di diventare un protettor degli oppressi e un vendicatore dei torti, e che è costretto per amor della giustizia a vivere co' birboni.
In
tutta questa insolubile contraddizione, che lo trova profondamente
insoddisfatto, accade l'inevitabile: il duello con un nobile prepotente
accompagnato dai suoi bravi e l'uccisione dell'avversario. E
profondamente umano e doloroso è il vivo ricordo de l'alterazione di
quel volto, che passava in un momento, dalla minaccia e dal furore,
all'abbattimento e alla quiete solenne della morte: è stato un fatto
tragico in cui Lodovico ha una responsabilità oggettiva agli occhi
della legge; però anche lo sguardo, solo lo sguardo, del nemico che
trascolora nella morte, da lui causata in un concitato momento di
smemoratezza, diventa uno strumento per la sua nuova nascita, per la sua
conversione, perché gli mostra la realtà sotto una luce diversa e più
drammaticamente vera.
Concludendo: tecnicamente sembra siano
diversi i metodi con cui Manzoni presenta i suoi personaggi; in realtà
quello che lo muove è un unico profondo amore, pieno di compassione e di
rispetto, per i suoi personaggi, (dietro i quali si nascondono
sicuramente delle persone ben precise e forse la sua propria persona)
nei confronti dei quali non usa mai il moralismo impietoso, tanto caro a
chi, anche nei nostri tempi, non sa rapportarsi con la realtà propria e
altrui se non in modo violento e chiuso ad ogni tentativo di
comprensione.
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