Capitolo XI

Testo Completo
Come un branco di segugi, dopo aver inseguita invano una lepre, tornano mortificati verso il padrone, co' musi bassi, e con le code ciondoloni, così, in quella scompigliata notte, tornavano i bravi al palazzotto di don Rodrigo. Egli camminava innanzi e indietro, al buio, per una stanzaccia disabitata dell'ultimo piano, che rispondeva sulla spianata. Ogni tanto si fermava, tendeva l'orecchio, guardava dalle fessure dell'imposte intarlate, pieno d'impazienza e non privo d'inquietudine, non solo per l'incertezza della riuscita, ma anche per le conseguenze possibili; perché era la

Capitolo V - Analisi e Commento

Analisi del testo
Il testo si presenta in due macrosequenze di carattere dialogico con ampie parti descrittive dei luoghi.
• Nella 1^ Agnese, Lucia, fra Cristoforo, poi Renzo in casa di Lucia decidono cosa fare.
• Nella 2^ Fra Cristoforo si reca al palazzotto di don Rodrigo per dissuaderlo dal suo intento, mentre questo sta banchettando con il conte Attilio, Azzecca-garbugli e altri nobili “parassiti”.

Capitolo V - Riassunto

Dalle informazioni ottenute da Agnese sul pesante intervento intimidatorio di don Rodrigo, padre Cristoforo sa tutto ormai; ma non avendo altre armi che quelle della religione, decide di affrontare il prepotente nel tentativo di dissuaderlo in nome dei principi morali e religiosi dal proposito di rapire Lucia. Dalla casa di Lucia il tratto di campagna che attraversa è per il frate motivo di costernazione: dappertutto i segni della carestia, il palazzotto del signorotto, segno di forza e di potenza, sorge tetro sulla cima di un poggio quasi come minaccioso custode della gente disseminata nei

Capitolo X

Testo Completo Vi son de' momenti in cui l'animo, particolarmente de' giovani, è disposto in maniera che ogni poco d'istanza basta a ottenerne ogni cosa che abbia un'apparenza di bene e di sacrifizio: come un fiore appena sbocciato, s'abbandona mollemente sul suo fragile stelo, pronto a concedere le sue fragranze alla prim'aria che gli aliti punto d'intorno. Questi momenti, che si dovrebbero dagli altri ammirare con timido rispetto, son quelli appunto che l'astuzia interessata spia attentamente, e coglie di volo, per legare una volontà che non si guarda.

Capitolo IX

Testo Completo L'urtar che fece la barca contro la proda, scosse Lucia, la quale, dopo aver asciugate in segreto le lacrime, alzò la testa, come se si svegliasse. Renzo uscì il primo, e diede la mano ad Agnese, la quale, uscita pure, la diede alla figlia; e tutt'e tre resero tristamente grazie al barcaiolo. - Di che cosa? - rispose quello: - siam quaggiù per aiutarci l'uno con l'altro, - e ritirò la mano, quasi con ribrezzo, come se gli fosse proposto di rubare, allorché Renzo cercò di farvi sdrucciolare una parte de' quattrinelli che si trovava indosso, e che aveva presi quella sera, con intenzione di regalar generosamente

Capitolo VIII

Testo Completo
"Carneade! Chi era costui?" ruminava tra sé don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l'imbasciata. "Carneade! questo nome mi par bene d'averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?" Tanto il pover'uomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse sul capo!

Don Abbondio e Fra Cristoforo

Don Abbondio è un curato di campagna che non ha mai vissuto veramente la sua esistenza E' divenuto sacerdote non certo per vocazione, ma per comodità. Per avere un po' di rispetto dalla società, una casa e di che vivere senza troppa fatica. E' un abitudinario, ogni giorno fa la stessa passeggiata tenendo il breviario in mano, questo è messo molto bene in evidenza da Manzoni, il quale non vuole far altro che sottolineare ancora una volta l'"ignavia" di Don Abbondio. Dopo le minacce fattegli dai bravi (durante il colloquio con questi cercava mille modi per scappare) di Don Rodrigo, vivendo nella paura, nel terrore di essere punito dal signorotto della zona, rifiuta di celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia, prima adducendo scuse e giustificazioni di poco peso, poi confessando la verità a Renzo, senza però cambiare la propria posizione. Semplicemente perché è un egoista, un pauroso, che tende a "scansare tutti i contrasti e cedere a quelli che non può scansare", inoltre è vittima della sua epoca, considerato che "non era nato con un cuor di leone"... Non aiuterà mai, in niente Renzo e Lucia, né nel cosiddetto "matrimonio a sorpresa", né nella fuga a cui i promessi sposi sono costretti. E' nel complesso un personaggio visto negativamente da Manzoni, che molte volte si sofferma sulla critica di quest'ultimo ..."non era certo un cuor di leone", ma anche con una certa compassione. Fra Cristoforo è presentato invece in modo completamente diverso... Anzitutto, sebbene di origini modeste, teneva uno stile di vita abbastanza elevato, che non lo faceva sentire differente dagli aristocratici. L'uccisione di un signore, semplicemente per tenere la destra entrambi, sarà sicuramente una grave colpa commessa da Lodovico, il quale, comunque, pentito dell'errore fatto, si pentirà profondamente e chiederà perdono alla famiglia del morto. Manzoni sfrutta questo particolare per riallacciarsi alla dottrina cristiana (Dio perdona ogni peccatore sinceramente pentito)... Quindi il personaggio di Fra Cristoforo sarà a tutto tondo , con una enorme evoluzione nel corso del romanzo, al contrario di quanto avviene con don Abbondio, che rimarrà sempre lo stesso. Pertanto Lodovico mostrerà di assumere il proprio incarico religioso per vocazione sincera e sentita, a differenza del povero curato di campagna, e si impegnerà ad aiutare i promessi sposi nelle loro intricate vicende, permettendone la fuga, o semplicemente supportandoli moralmente. E' il paragone di un uomo grande (Fra Cristoforo), così nonostante la grave colpa commessa che, nonostante tutto, sarà sempre dentro di lui e di un uomo "piccolo", Don Abbondio, semplice e abitudinario; si tratta, comunque di una figura "eterna"... Quanti Don Abbondio esistono tuttora???

Capitolo IV - Analisi e Commento

Struttura
Questo capitolo non è, come altri, un "capitolo d'azione" e la struttura la possiamo schematizzare in questo modo:

STRUTTURA: un solo episodio è qui narrato: la storia passata di Fra Cristoforo

OBIETTIVO: far capire a chi legge il carattere, il comportamento e lo spessore morale di Cristoforo
TECNICA NARRATIVA: il tutto è raccontato in flash-back --> "Trasformazione" di Lodovico in Fra Cristoforo.

Capitolo IV - Riassunto

Il capitolo si apre con la descrizione del cammino di Fra Cristoforo dal convento del paese di Pescarenico, un piccolo villaggio di pescatori nei pressi di Lecco, alla volta della casa di Lucia. Sebbene il paesaggio autunnale sia splendido, il cammino del frate verso casa di Lucia è rattristato dalle immagini di miseria che si vedono ovunque: persone smunte, animali smagriti dalla fame, mendicanti laceri.

Capitolo III - Analisi e Commento

La struttura
La struttura di questo capitolo è costituita da tre scene differenti: Prima scena: La riunione in casa di Lucia Seconda scena: Il colloquio di Renzo con il dottor Azzeccagarbugli Terza scena: La visita di fra Galdino ad Agnese e Lucia Oltre a questa caratteristica possiamo trovare nel capitolo una struttura ad anello per quanto riguarda i personaggi e i rapporti che intercorrono tra di essi. Di seguito vediamo, per ogni sequenza, i personaggi "interessati". La struttura è ad anello in quanto prima ed ultima sequenza

Perpetua - Descrizione


Si tratta di uno dei tanti personaggi del romanzo esponente di un popolo colorito e molto variegato. Perpetua è una donna vivace, una fedele servitrice sempre legata e attenta alle faccende che interessano la vita e l'attività del curato Don Abbondio.
In quasi tutto il romanzo le comparse di questo personaggio sembrano essere inevitabilmente legate anche alle apparizioni di Don Abbondio; infatti, sembra che Manzoni abbia voluto costruire entrambe queste figure in una indissolubile coppia all'interno della quale l'uomo e la donna vengono a rappresentare quasi due caratteri e morali opposti.
Don Abbondio lo conosciamo già: uomo schivo, quieto, amante della tranquillità e della pace. Perpetua, invece, è di un'altra pasta: sfrontata, ciarliera, popolana, ma comunque sempre ben attenta a far uso di buon senso e intelligenza soprattutto quando si tratta di salvare le sorti del suo padrone e protetto. Sin dalle prime pagine, comunque, abbiamo della donna alcune descrizioni molto interessanti e utili ad inquadrare il personaggio: di lei si dice che “è celibe per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti..., o per non aver mai trovato un cane che la volesse...” come sostenevano molte sue amiche. Resta comunque il fatto che la figura della donna è legata ad alcuni indimenticabili dialoghi e duetti con il curato di Pescarenico.
Ma ciò che colpisce di lei è la capacità di comprendere bene le situazioni di difficoltà che interessano l'uomo e di ragionare secondo le regole del buon senso: dopo essere stata informata delle minacce di Don Rodrigo, avanzate al curato dai due bravi, la donna non è assolutamente d'accordo con Abbondio il quale vorrebbe tenere la cosa segreta. Perpetua, infatti, cerca di spingere affinché venga avvertito l'arcivescovo e resa giustizia verso quel volgare affronto. Ma, come abbiamo abbiamo potuto vedere, la concreta saggezza della donna non venne per nulla ascoltata.
Un momento in cui la figura di Perpetua ha giocato un ruolo molto interessante, è poi quello dell'incontro tra Abbondio e Renzo in cui il giovane viene informato dell'impossibilità del matrimonio. Vi ricordate quali scuse cercò di avanzare il curato a sua discolpa? Ebbene, come riuscì il promesso sposo a scoprire la verità?
La nostra Perpetua si lasciò sfuggire le informazioni che il padrone aveva tanto cercato di tenere segrete: una dimostrazione dell'innata propensione della donna alla chiacchiera, al pettegolezzo!
Ma è divertente notare come la donna non comunica per filo e per segno tutto ciò che sa; preferisce, infatti parlare per allusioni e lasciar solo comprendere a Renzo che sotto la falsa verità descrittagli c'è qualcos'altro di più importante e grave. Il gioco di alludere e lasciar solo intendere è una decisione furba che aiuta Perpetua a proteggersi da eventuali accuse del curato verso un suo ipotetico tradimento: così, invece, ha potuto “guidare” Renzo verso la verità, ma senza macchie sulla coscienza. Un altro momento della narrazione in cui emergono chiaramente i caratteri dominanti della donna è quello della cosiddetta “notte degli imbrogli” in cui i promessi sposi da Agnese, Tonio e Gervaso, si recano dal curato per tentare il matrimonio a sorpresa.
Ebbene, in questo caso è ben chiaro il contrasto tra la saggia concretezza e la forte propensione alla chiacchiera e al pettegolezzo.
Che il curato sia conscio delle capacità della donna e che sia solito fidarsi del suo carattere e della sua saggezza viene dimostrato proprio in questa occasione: infatti è proprio Perpetua a convincere l'uomo a lasciar entrare Tonio suo debitore nonostante la tarda ora. La donna sa che quell'occasione sarà forse irripetibile che deve essere sfruttata per riavere definitivamente la somma di denaro prestata in precedenza: Perpetua è in perfetta buona fede.

Capitolo III - Riassunto

Don Rodrigo, avvicina Lucia lungo la strada e scommette con un altro nobile (il conte Attilio, suo cugino) che la ragazza sarà sua. Una scena analoga si ripete il giorno successivo Lucia rivela poi di aver narrato l'accaduto a fra Cristoforo. Dopo che Lucia ha placato le nuove ire di Renzo, Agnese consiglia al giovane di recarsi a Lecco da un avvocato soprannominato Azzecca-garbugli e gli consegna quattro capponi da portare in dono al dottore. Renzo si mette in cammino verso Lecco. Lungo la strada, agitato e incollerito, dà continui strattoni ai capponi che ha in mano: le

Capitolo VII

Testo Completo
Il padre Cristoforo arrivava nell'attitudine d'un buon capitano che, perduta, senza sua colpa, una battaglia importante, afflitto ma non scoraggito, sopra pensiero ma non sbalordito, di corsa e non in fuga, si porta dove il bisogno lo chiede, a premunire i luoghi minacciati, a raccoglier le truppe, a dar nuovi ordini.
- La pace sia con voi, - disse, nell'entrare. - Non c'è nulla da sperare dall'uomo: tanto più bisogna confidare in Dio: e già ho qualche pegno della sua protezione.

Capitolo VI

Testo Completo
- In che posso ubbidirla? - disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala. Il suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati.
Per dar coraggio al nostro fra Cristoforo, non c'era mezzo più sicuro e più spedito, che prenderlo con maniera arrogante. Egli che stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le ave marie della corona che teneva a cintola, come se in qualcheduna di quelle sperasse di trovare il suo esordio; a quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra più parole del

Capitolo V

Testo Completo
Il qual padre Cristoforo si fermò ritto sulla soglia, e, appena ebbe data un'occhiata alle donne, dovette accorgersi che i suoi presentimenti non eran falsi. Onde, con quel tono d'interrogazione che va incontro a una trista risposta, alzando la barba con un moto leggiero della testa all'indietro, disse: - ebbene? - Lucia rispose con uno scoppio di pianto. La madre cominciava a far le scuse d'aver osato... ma il frate s'avanzò, e, messosi a sedere sur un panchetto a tre piedi, troncò i complimenti, dicendo a Lucia: - quietatevi, povera figliuola. E voi, - disse poi ad Agnese, - raccontatemi cosa c'è! - Mentre la buona donna faceva alla meglio la sua dolorosa

Capitolo IV

Testo Completo
Il sole non era ancor tutto apparso sull'orizzonte, quando il padre Cristoforo uscì dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dov'era aspettato. È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell'Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all'entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo. Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole s'alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommità de' monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i

Capitolo III

Testo Completo
Lucia entrò nella stanza terrena, mentre Renzo stava angosciosamente informando Agnese, la quale angosciosamente lo ascoltava. Tutt'e due si volsero a chi ne sapeva più di loro, e da cui aspettavano uno schiarimento, il quale non poteva essere che doloroso: tutt'e due, lasciando travedere, in mezzo al dolore, e con l'amore diverso che ognun d'essi portava a Lucia, un cruccio pur diverso perché avesse taciuto loro qualche cosa, e una tal cosa. Agnese, benché ansiosa di sentir parlare la figlia, non poté tenersi di non farle un rimprovero. - A tua madre non dir niente d'una cosa simile!
- Ora vi dirò tutto, - rispose Lucia, asciugandosi gli occhi col grembiule.